La lunga marcia di Psichiatria Democratica per chiudere gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (Emilio Lupo)

Per molti anni ci siamo battuti, come Psichiatria Democratica (PD), per il superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) nel nostro Paese. Lo abbiamo fatto, discutendo sui percorsi che hanno condotto a questa o quella struttura migliaia di “rei folli” e perciò destinati solamente a perdersi in quei luoghi. Abbiamo lavorato, alacremente, insieme ad altri, e documentato, come non vi fosse che una soluzione per liberare questi luoghi senza tempo che producevano tanti ergastoli bianchi: chiuderli definitivamente. E mentre nelle nostre Assise, negli incontri pubblici e nelle manifestazioni rendevamo manifeste le proposte, perché sul territorio si potessero accogliere e prendere in carico i“pazienti psichiatrici autori di reato”. Non più, quindi, la risposta standardizzata e custodialista degli OPG ma una articolata rete fatta di programmi /percorso, condivisi tra tutti gli attori in campo: Magistratura, Servizi sanitari e sociali, realtà associative, utenti e famiglie.

Così attivammo un gruppo nazionale di studio e di approfondimento sul tema, e, contemporaneamente, seminari di scambio e confronto con Magistratura Democratica e fummo anche ascoltati, più volte,  dalla Commissione Sanità del Senato presieduta dal Prof. Ignazio Marino. Quella stessa Commissione di Palazzo Madama, che svolse un ruolo straordinario e propulsivo in quella delicata e complessa vicenda, documentando unitariamente lo stato dell’arte, senza veli e senza steccati  ideologici di sorta, cosa che sembrò a tutti un grande pregio. In quelle occasioni di incontro, a Roma, sottolineammo ai membri la Commissione che era, finalmente, giunto il momento di ”chiudere presto e bene le strutture asilari ”.  Di lì a poco  il monito, forte e chiaro – che sfondò il video e giunse in tutte le case- del Presidente Giorgio Napolitano che definì quei luoghi «autentico orrore indegno di un paese appena appena civile». E in tutto questo un susseguirsi di iniziative tra le quali segnaliamo le periodiche visite nei singoli OPG ( leggi i numerosi c. stampa che le documentano ampiamente) da parte di dirigenti e militanti di Psichiatria Democratica (Di Fede, Lupo, Ortano, Loffredo e Morlicchio ad Aversa e Napoli e Bondioli e Galluccio a Reggio Emilia). Visite ripetute per incontrare operatori e ospiti, per scambiare pareri e confrontarsi sui progetti di dismissione, sulla creazione di una comunicazione stabile e operativa con i Servizi territoriali, indispensabile per concretizzare la chiusura dei singoli OPG.

E tante ma tante altre iniziative: raccolta di migliaia e migliaia di firme sul nostro sito e sui banchetti in strada perché si chiudesse al più presto “una brutta pagina di storia contemporanea” e staffette del digiuno, sit-in per contrastare la proroga del Governo per la chiusura, e poi convegni dibattiti e la richiesta di rispettare i dettami della legge 81/2014 che metteva fine al regime OPG e apriva le Rems. E sono proprio le Rems i nuovi luoghi da contrastare, nei fatti, con la messa a punto di un ventaglio di proposte che dovevano avere al centro e in maniera costante, come sostenevamo, tenacemente, il rapporto tra Magistratura e Sanità. In questa ottica e in questa direzione sono rivolti gli sforzi e le proposte di Psichiatria Democratica (elaborate da C. Bondioli e da E.Lupo) che vanno sotto il nome di “Protocolli Operativi Vincolanti”. Essi sono stati  discussi prima negli organismi nazionali di Psichiatria Democratica e dibattuti in seminari pubblici, in varie città e con diversi interlocutori (Magistrati, avvocati, operatori della Salute etc.) e poi sono stati oggetto di un corso ECM, romano, di grande respiro e molto partecipato, organizzato dal gruppo Formazione nazionale di PD. La proposta dei Protocolli verrà quindi presentata, nella sua versione definitiva da parte dei Dirigenti nazionali dell’Associazione Lupo, Bondioli, Di Fede e d’Elia, alla Commissione competente del Consiglio Superiore della Magistratura (Presidente il dott. N. Clivio) in data 14 giugno 2018. La nostra proposta, articolata e dettagliata in tutti i suoi passaggi, frutto anche dalla nostra esperienza maturata sul campo, negli anni, conteneva una precondizione irrinunciabile, ovvero che “Magistratura e Sanità si parlino sempre”.  Successivamente la Commissione preposta continuò le audizioni e, quindi, il CSM, nella seduta plenaria del 24 settembre 2018,  varò la Risoluzione in tema di Misure di sicurezza psichiatriche, dotando, a nostro avviso, il Paese di uno strumento indispensabile per farsi carico, sul territorio, dei pazienti autori di reato. Da qui il nostro no convinto alle richieste di più posti letto nelle Rems  ma di più risorse per il territorio ( vedi a tale proposito il Comunicato stampa di Psichiatria Democratica, del 15 febbraio 2019, a cura di E. Lupo, G. Ortano, C. Bondioli), in maniera che già all’apertura di un fascicolo si attivino, all’unisono, gli operatori della Giustizia insieme a quelli della Sanità (Servizi di Salute Mentale e anche delle dipendenze nel caso di dipendenze da alcool e o sostanze stupefacenti). In questa maniera sarà possibile costruire, monitorare e verificare, nel tempo, il programma personalizzato, elaborato per ciascun utente ma anche sviluppare – come dice chiaramente la Risoluzione del CSM – programmi congiunti di formazione tra le due realtà, quella giudiziaria e quella sanitaria.

In conclusione vogliamo ribadire che per Psichiatria Democratica, l’applicazione piena e costante dei  Protocolli  Operativi, resta la strada maestra da percorrere.

E ora buona lettura.

PS: contiamo di recuperare, ed inserire progressivamente, altro materiale relativo ad iniziative da noi realizzate sul tema OPG.  Dateci una mano.