Salute delle persone che usano droghe e salute mentale (lettera aperta)

Al Ministro della Salute
Alla Presidenza conferenza stato-regioni
All’AGENAS

 

 

Oggetto: salute delle persone che usano droghe e salute mentale

 

Apprendiamo con sorpresa e preoccupazione, da una bozza di un documento dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas) l’ipotesi di inserire, le dipendenze e in generale le competenze dei servizi rivolti alle persone che usano droghe, all’interno della Salute Mentale.

Consideriamo questa proposta completamente anacronistica e pericolosa e, tra l’altro, inopportunamente lanciata proprio quando si sta organizzando la Conferenza Nazionale sulle Droghe, indetta dopo dodici anni, che dovrà riflettere anche sul sistema dei servizi.

Risale alle leggi Sanitarie del 1933 l’assimilazione tra malattia mentale e “intossicazione da sostanze stupefacenti” che aveva come riferimento la legge manicomiale del 1904 sulla base dell’idea che all’epoca si aveva del fenomeno, non ancora particolarmente diffuso tra la popolazione.

Ma fin dal 1975 quando il fenomeno si stava diffondendo e delineando nella sua specificità, la legge n. 685, prima normativa organica sulle droghe, identificava un’area autonoma di intervento dei servizi nell’ambito di una politica complessiva di intervento sulle diverse e specifiche componenti del fenomeno. Così successivamente con il DPR n. 309/90 si manteneva lo stesso orientamento articolando più precisamente la configurazione dei servizi e le relazioni con gli enti del Terzo Settore e, infine, l’Atto di Indirizzo della Conferenza Stato Regioni del 21/1/99, identificava il Dipartimento come modello organizzativo più adeguato delegando alle Regioni la scelta del suo livello di articolazione.

Il vero nodo delle leggi più recenti sulle droghe era ed è la progressiva pervasività del sistema penale che, paradossalmente rende l’area degli interventi e dei servizi rivolti alle persone che usano droghe ancora più specifica in quanto questa si confronta con incarcerazioni di massa e gli stigmi associati e con i processi di patologizzazione e di istituzionalizzazione di un fenomeno che ha radici sociali e culturali. E non vorremmo che si aggiungesse a questi processi anche, dopo quasi un secolo, il ritorno della psichiatrizzazione diffusa delle persone che usano droghe.

Dagli anni ’80, da quando è stato creato un sistema di servizi per le dipendenze sull’intero territorio nazionale, il fenomeno delle droghe ha attraversato cambiamenti sostanziali: si è fortemente articolato e reso complesso, moltiplicando i modelli di uso e di consumo in una pluralità di contesti, dalla marginalità al divertimento e alle aree socialmente integrate di tutte le età e generi. I contesti, il setting, si affermano come centrali per comprendere la natura del fenomeno e le prospettive politiche e degli interventi.

Una tale complessità e specificità richiede, un ambito di politiche e di interventi specifico e articolato che non può essere confinato, come vorrebbe l’Agenas, nel modello del disagio e in generale nella salute mentale che ha un’area altrettanto complessa ma con caratteristiche chiaramente diverse.

La riduzione delle politiche sulle droghe a questione psichiatrica o anche di salute mentale, per questi motivi, determinerebbe un significativo ridimensionamento e compressione degli interventi e delle attività di servizio realizzati nelle carceri e verso i cittadini liberi. In particolare, darebbe uno stop al lavoro della miriade dei servizi innovativi impegnati a riadeguare il sistema alle nuove domande posta dai cambiamenti. Ci riferiamo alle esperienze ampie e diversificate Riduzione del Danno e Limitazione dei Rischi (RdD/LdR) oggi inserite nei LEA, molto frequentemente realizzate in integrazione con il Terzo Settore, fino alle pratiche di servizio volte al superamento del modello patologico e cronicizzante all’interno di molti Serd e, ancora, alle numerose esperienze di prossimità realizzate nell’area delle Comunità di Accoglienza. Si prefigurerebbe, cioè, l’interruzione o comunque il ridimensionamento di tutti quei processi che nel corso degli anni sono stati promossi per depenalizzare, decriminalizzare e depatologizzare le persone che usano droghe e per adeguare il sistema degli interventi all’altezza dei tempi.

Del resto, le esperienze di unificazione dei due servizi sperimentate in diverse regioni italiane hanno evidenziato che si è trattato di una operazione di management finalizzata al contenimento della spesa. Non c’è alcuna evidenza pratica che l’accorpamento abbia significato un miglioramento dei percorsi assistenziali per le persone in carico ai due servizi. Difatti si è dimostrato un processo che ha messo, fittiziamente, due servizi, storicamente differenti, nello stesso contenitore creando non già un’integrazione ma solo due percorsi paralleli.

Ma, ancora più pesante è la scelta di voler omogeneizzare sul territorio nazionale esperienze diverse in assenza di un dibattito, approfondito e trasparente, tra tutti gli operatori dei due settori.

Inoltre, se questa ipotesi inadeguata e pericolosa, dovesse essere accolta dal Ministero della Sanità e dalle Regioni, ci troveremmo di fronte a un considerevole passo indietro verso quella psichiatrizzazione dei fenomeni sociali, che proprio la salute mentale italiana nata dalla deistituzionalizzazione dei manicomi, si è impegnata storicamente a combattere. In conclusione, una riduzione dei diritti delle persone che usano droghe e vivono altre dipendenze.

Pensiamo che tra la Salute Mentale e la Salute delle Persone che usano Droghe o con una dipendenza comportamentale, sia necessario una collaborazione sulle problematiche di confine dei due sistemi di servizi, ma mantenendo la piena autonomia sulle realtà più specifiche di azione e di intervento di ognuna che corrispondono ad aree diverse di bisogno dei cittadini.

Nelle regioni nelle quali tale modello di inglobamento nella salute mentale è stato sperimentato, non è un caso, si sono create frequentemente conflittualità tra i due sistemi, il ridimensionamento dei servizi e la limitazione delle risorse destinate agli interventi rivolti alle persone che usano droghe e che vivono altre dipendenze.

L’esigenza di un Dipartimento autonomo sul piano gestionale e organizzativo, che si occupi in modo ampio della Salute delle Persone che usano Droghe e con altre Dipendenze, non è legata a logiche corporative o di potere ma all’esigenza di offrire prestazioni adeguate ad una fascia di bisogno ben definita della popolazione. Il modello di un Dipartimento autonomo, inteso come un sistema flessibile e aperto permette di introdurre le innovazioni e i cambiamenti necessari nel modello organizzativo e culturale attuale ancora legato agli anni ’80 per promuovere un sistema di interventi e azioni differenziate e plurali in grado di rispondere ai diversi modelli di uso e di consumo in continua evoluzione, ampliando l’integrazione e la coprogettazione tra Pubblico e Terzo settore.

Sulla base di queste considerazioni chiediamo, in primo luogo al Ministro della Sanità e alla Conferenza Stato-Regioni che la cabina di regia per il patto della Salute non prenda in considerazione questa ipotesi. Nello stesso tempo chiediamo di riscrivere in modo organico la sezione riferita al Sistema dei Servizi rivolti alle Persone che usano Droghe e con altre Dipendenze con un nuovo testo discusso con le organizzazioni degli operatori e della società civile, nel quadro più generale della riforma delle leggi sulle droghe, inserendo nel Patto sulla Salute, uno specifico capitolo per l’area della Salute delle Persone che usano Droghe e con altre Dipendenze, analogamente a quanto previsto per la Salute Mentale.

 

Denise Amerini CGIL

Stefano Vecchio Presidente Forum Droghe

Antonello D’Elia Presidente Società Italiana di Psichiatria Democratica

Vito D’Anza Portavoce Forum nazionale della Salute Mentale

 

Roma, 10 agosto 2021

Gli equivoci del TSO (Antonello d’Elia su quotidianosanita.it)

su quotidianosanita.it

Gli equivoci del TSO nella cronaca di questi ultimi giorni

di Antonello d’Elia

Piccole distrazioni con grandi conseguenze (Antonello d’Elia)

C’era una volta una legge dello stato che, nel 1978, sancì che chi nella vita patisce problemi comportamentali che rispecchiano una sofferenza mentale va trattato come una persona affetta da un male che va curato e non isolato dal resto del mondo in spazi chiusi che erano chiamati manicomi. Era scritto in quella legge che con l’ordine pubblico, il sistema di polizia e quello giudiziario quella persona ammalata da curare non aveva a che fare: a interessarsene sarebbe stata la sanità pubblica perché nessuno può essere accusato di essere malato.

C’era una volta, anzi proprio oggi, un deputato del Partito Democratico, il solerte commercialista toscano Umberto Buratti, che propone e vede approvato un emendamento al cosiddetto Recovery Fund, per cui chi dovesse essere sottoposto nella vita a un ricovero obbligatorio in ospedale in un reparto di psichiatria, debba essere segnalato al prefetto e agli uffici e comandi di polizia. Con questa geniale trovata si eviterebbe che persone che hanno o hanno avuto degli scompensi psichiatrici possano acquistare e detenere armi e conseguire la relativa autorizzazione a farlo. Finalmente nessun matto certificato potrà sparare all’impazzata per le strade del nostro bel paese!

Peccato che il suddetto solerte emendante non sia stato informato che un provvedimento di questo genere che restituisce il potere di controllo di polizia nei confronti di un malato sia in contrasto con quella legge dello stato tanti anni prima approvata. E che nessuno gli abbia suggerito che per ottenere l’esecrato porto d’armi sia già necessario esibire una certificazione che i tanto vituperati Centri di Salute Mentale sono tenuti a produrre visitando chi lo richiede, insieme ad occuparsi di cosucce da poco come prendere in carico persone seriamente sofferenti e a sostenerne le famiglie. Peccato ancora che i commercialisti non sappiano che la sofferenza mentale non solo fatichi ad entrare nei panni stretti di una diagnosi ma che un atto sanitario quale il TSO non sia un’etichetta e le cose, tra gli umani, siano un poco più complicate. Ad esempio che ci sono persone che stanno male, anche molto male, ma non vengono mai ricoverate perché non solo non prendono affatto in considerazione di rivolgersi a qualcuno che avrebbe titolo per curarlo, ma vivono la loro vita in spensierata sofferenza, ad esempio perseguitando mogli ed ex senza batter ciglio. A volte qualcuno arriva anche ad uccidere, magari con una pistola che il nostro deputato non ha fatto in tempo a togliergli perché, ahimé non era mai stato in TSO e forse neppure dal dottore di famiglia per un’affezione intestinale.

L’equazione matto e TSO, si dovrebbe sapere, non regge di fronte alla clinica, all’esperienza, alla realtà. Per questa strada si torna alla legge del 1904 che conferiva uno statuto speciale alle persone che, in modo acuto o stabilizzato nel tempo, avevano problemi di ordine psicologico o psichiatrico: quello di potenzialmente pericolosi e in quanto tali da tenere sotto controllo dalle forze di polizia e comunque a queste segnalate. Certo l’emendamento oggi approvato avrà bisogno di un decreto attuativo e siamo certi che qualcuno, con la dovuta grazia, spiegherà che esiste una Costituzione, che le Leggi dello Stato non possono essere contraddette dal primo emendamento che passa e che, insomma, non se ne fa niente. Intanto, però, il clima di allarme nei confronti delle persone con sofferenza mentale sarà aumentato e con esso la sempre più diffusa disinformazione e con essa i pregiudizi a cui non sfuggono, evidentemente, anche i deputati del Partito Democratico. Grande diffusione mediatica anche per l’immagine pubblica dei matti pericolosi da cui difendersi. La smania di controllo burocratizzato di uno stato che indaga e sorveglia anziché tutelare avrà battuto un altro punto a favore. Forse anche il nostro Buratti avrà avuto il suo momento di gloria e si accontenterà. Non ci accontentiamo noi, invece: troppi sono i segnali di una deriva controriformista in psichiatria e in salute mentale pronta a calpestare diritti e a danneggiare persone che hanno bisogno di ascolto e cure che vengono loro negate. E neppure possiamo tacere di come un sistema sanitario pubblico abbandoni cittadini ed operatori al loro destino immiserendo di persone e di mezzi i servizi che proprio a questo sarebbero dedicati. Che poi nei provvedimenti di Recovery entri un codicillo specioso e non un rilancio massiccio del sistema salute mentale nazionale ci rende veramente sgomenti. Risulta quanto mai necessario che l’aggettivo Democratico venga abbinato alla Psichiatria perché molto di quanto sta succedendo democratico non è.

Testo della mozione finale del XXIII Congresso nazionale di Magistratura Democratica

Il XXIII Congresso nazionale di Magistratura democratica, nell’approvare e fare integralmente propri i contenuti della Relazione della Segretaria generale Mariarosaria Guglielmi, riafferma che la legittimazione democratica della magistratura si fonda sul ruolo della giurisdizione nella tutela dei diritti e delle libertà, come limite ad ogni potere e difesa contro ogni arbitrio.

La pandemia ci ha consegnato un’enorme crescita delle disuguaglianze unita all’accentuazione dirompente dei guasti di un paradigma di sviluppo, fondato sul primato del mercato senza regole e sull’arretramento dello stato sociale, a scapito della dignità e dei diritti delle persone.

Le cronache restituiscono la costante messa in discussione dei diritti sociali e civili dei poveri, dei migranti, delle persone svantaggiate.

In questo contesto emerge, con accresciuta drammaticità, che le conquiste della democrazia non sono irreversibili e hanno bisogno di un presidio permanente. Anche le vicende del carcere di Santa Maria Capua Vetere rivelano la fragilità della democrazia e dello stato di diritto, e rendono chiaro che tali conquiste non possono mai dirsi acquisite una volta per tutte.

L’indipendenza della magistratura è, allora, condizione indispensabile per garantire un’effettiva tutela dei diritti e delle libertà.

Affrontare la questione morale è, per la magistratura, un impegno imprescindibile, così come ribadire la necessità di rispettare il codice deontologico; non si tratta di una formalità burocratica, ma di una concreta espressione e fondamento del rinnovato “patto con i cittadini”, che possa restituire credibilità al lavoro quotidiano dei magistrati nell’esercizio imparziale e indipendente della giurisdizione.

Questo esercizio quotidiano della funzione giudiziaria deve essere espressione di un potere orizzontale e diffuso, a servizio del cittadino e in special modo della parte più debole e marginalizzata della società.

Per l’autonomia di Magistratura democratica e l’unità della magistratura progressista

In questo contesto, la recuperata, piena autonomia di Magistratura democratica non nasce in contrapposizione ad AreaDG, ma nella ricerca di un completamento nelle forme di rappresentanza delle sensibilità che percorrono la magistratura progressista.

Magistratura democratica è orgogliosa di avere contributo alla nascita ed alla crescita di AreaDG e guarda con favore all’impegno di molti suoi iscritti che vi operano e continueranno ad operarvi alacremente.

Siamo, quindi, convinti che l’iscrizione ad entrambi i gruppi sia una ricchezza. Consapevoli dell’esistenza di un comune sentire su molti temi, ma altrettanto consapevoli dell’esistenza di alcune diversità di approccio, sensibilità e prospettive culturali su altri; crediamo che questa differenza possa essere un valore e che, pertanto, la azione dei due gruppi possa e debba essere complementare.

A fronte di derive burocratiche e corporative, l’unità della magistratura progressista rimane un obiettivo politico che Magistratura democratica si impegna a perseguire. E ci proponiamo, sin da subito, di ricercarla in occasione dei prossimi confronti sui temi posti dalle proposte referendarie e dalle riforme in cantiere.

Salute mentale e Psichiatria al tempo del Covid 19

Nei giorni 17 e 18 giugno, organizzato dal Gruppo Formazione di Psichiatria Democratica, si è svolto, in modalità Fad-sincrona, il Corso di aggiornamento Ecm ‘Vicini e lontani – Salute mentale e psichiatria al tempo del Covid 19’.

Il Corso, che ha visto la partecipazione di numerosissimi operatori di tutta Italia – a riprova di un convinto apprezzamento in relazione ai temi trattati, alle metodologie didattiche proposte ed al valore dei docenti – si è svolto integralmente in modalità “on line” e, per tale motivo, ha rappresentato una sostanziale novità per buona parte dei discenti come degli stessi docenti.

A tal proposito, ed al fine di ridurre i possibili inconvenienti connessi a tale evenienza, la Segreteria organizzativa, in stretta collaborazione con il Provider ha sostenuto una capillare ed individualizzata attività di supporto ai singoli docenti al fine di superare le eventuali difficoltà e consentire loro di avvalersi delle innumerevoli potenzialità che la dimensione digitale consente di usare nella moderna comunicazione. Di tali potenzialità il Corso si è sicuramente avvantaggiato avendo potuto offrire i propri contenuti in un’articolata proposta multimediale e multimodale (grafiche, video, audio, ecc…) che hanno indubbiamente agevolato la comprensione e alimentato l’attenzione dei partecipanti (oltre un centinaio attivamente presenti per l’intera durata delle giornate).

Il Corso, articolato come gli altri eventi formativi di PD, attraverso relazioni, tavole rotonde e dibattiti, ha posto al centro della proposta formativa la questione della presa in carico della grave sofferenza mentale, in un periodo particolarmente problematico a causa delle sconvolgenti conseguenze sanitarie e sociali dovute alla pandemia da Covid 19. Infatti, in un contesto globale caratterizzato dall’ impoverimento sociale e dalla riduzione delle occasioni di relazione, i rischi per le persone con disagio mentale sono aumentati considerevolmente, anche perché, proprio in tali scenari, hanno trovato rinnovato alimento le costanti tentazioni della psichiatria tradizionale nel riproporre isolamento, segregazione e rinvigoriti percorsi di vetero e neo-istituzionalizzazione.

Dall’insieme delle relazioni e dai tanti interventi è, tuttavia, emersa l’evidenza che nonostante le gravi difficoltà connesse al periodo, i Servizi di salute mentale di prossimità e, tra questi, in particolare i Centri diurni in una condivisa operatività con la Cooperazione sociale, hanno in questi mesi, mantenuto le loro attività ed in molti casi ne hanno creativamente prodotte di nuove: esperienze concrete, fatte di proposte, partecipazione ed interazione con le Comunità locali. L’insieme di queste esperienze, così come sottolineato da molti interventi, ha riproposto con particolare forza il valore insostituibile dei percorsi socio-sanitari e lavorativi partecipati e condivisi. Unanimemente è stato affermato che tali percorsi devono avere maggiore considerazione nelle scelte di programmazione locale, nella definizione delle risorse necessarie, nelle priorità di intervento dei Servizi e, non ultima, nella formazione professionale degli operatori dei Servizi stessi. Tali percorsi, si è detto, costituiscono la prospettiva futura dei Servizi e devono costituire l’asse portante di una rinnovata e progressiva proposta integrata – sociale, sanitaria, istituzionale – che può dar vita ad un nuovo Progetto Obiettivo Nazionale a sostegno dell’azione dei Servizi stessi nel loro rapporto con le Comunità locali.

Il Corso nella sua ricchezza di contenuti ha posto la propria attenzione su numerose e significative questioni. Tra queste il delicato rapporto tra cura-assistenza ed ordine giudiziario. Un rapporto da sempre complesso che si è ridefinito negli anni nei provvedimenti finalizzati alla chiusura degli OPG, nel passaggio di significative responsabilità e funzioni dal Ministero di Grazia e Giustizia al Sistema Sanitario nazionale, nell’istituzione delle Rems e, nel corso degli ultimi tempi, nello scenario delineato dai Protocolli operativi. Questi ultimi, nell’alimentare percorsi condivisi, partecipati e responsabili tra gli operatori della giustizia e quelli dei Dipartimenti di salute mentale appaiono lo strumento più adatto per ridefinire in modo equilibrato e funzionale il rapporto tra le due Amministrazioni. Per sostenere un tale percorso e garantirne omogeneità ed uniformità su tutto il territorio nazionale si è sostenuta la necessità di un Regolamento attuativo nazionale.

Particolarmente critica la riflessione su una delle cattive pratiche che qualificano la psichiatria come “scienza della distanza”: quella della contenzione. E’ stata sottolineata la sua diffusione generalizzata e tutti gli intervenuti hanno definito la pratica illegittima e lesiva dei diritti e della salute delle persone e che, per tali motivi, deve essere definitivamente superata.

E’ stata inoltre posta attenzione alla presa in carico della sofferenza propria dell’età evolutiva e dell’adolescenza. Le relazioni e le riflessioni sulle esperienze nazionali ed internazionali proposte nello svolgimento del Corso hanno manifestato l’importanza di una presa in carico precoce comunitaria ed integrata da parte dei Servizi a queste fasce di età dedicati e alla necessità che tali Servizi siano parte integrante dei Dipartimenti di salute mentale al fine di garantire continuità all’azione terapeutico-riabilitativa.

Da ricordare, infine, che su proposta di Psichiatria Democratica tutti i presenti hanno voluto dedicare questo Corso al compagno Peppe Ortano psichiatra e Dirigente nazionale dell’Associazione, impegnato da anni in favore della Riforma e per la promozione e la tutela dei diritti dei pazienti psichiatrici.

Webinar per la democrazia in Birmania

L’iniziativa di Psichiatria Democratica e di Italia-Birmania Insieme a sostegno della lotta del popolo del Myanmar.

qui il video di un estratto degli interventi

 

Difendere la salute mentale di comunità

Quanto sta avvenendo a Trieste in questi giorni non riguarda solo un cambiamento di impostazione della rete dei servizi psichiatrici di una città e non investe solamente l’ambito della salute mentale. In gioco c’è lo stravolgimento di evidenze epidemiologiche e scientifiche attraverso un attacco ideologico che usa la retorica dell’aziendalismo per annunciare modifiche a un modello territoriale funzionante che produce riduzione del danno psichico, maggior benessere di comunità, rispetto della spesa pubblica e valorizza il bene condiviso della salute mentale e fisica. Negare la storia e la realtà triestina vuol dire mettere in discussione le tante realtà che in tutta Italia e in più di quattro decenni hanno cambiato il modo di fare e pensare la cura psichica e l’organizzazione psichiatrica e che, anche se messe in ginocchio da una politica ormai indifferente ai risultati reali della sua azione anche in ambito sanitario, non hanno smesso di testimoniare attraverso l’impegno di operatori, utenti, familiari e cittadini la bontà delle scelte che fecero nel 1978 i legislatori promulgando la legge 180. La vicenda triestina mette in luce anche altre antiche carenze come quella delle modalità di scelta delle dirigenze nel nostro paese e quella dell’assenza di consapevolezza della specificità ed alta specialità richiesta dal lavoro territoriale, tanto che i decisori politici che si sono pronunciati in questi giorni possono piegare a piacimento anche i dati della epidemiologia e dell’economia. Psichiatria Democratica si affianca ai tanti compagni, amici e colleghi triestini e dichiara il suo sostegno per le iniziative che a tutti i livelli verranno prese a difesa della salute mentale di comunità non centrata sull’ospedale.

Il direttivo nazionale di Psichiatria Democratica

Dopo 43 anni i tradimenti della Legge Basaglia (Mario Serrano su Repubblica Toscana del 13 maggio 2021)

Quarantatre anni fa veniva approvata la legge 180. La legge arrivava dopo un ventennio di esperienze, le più famose a Trieste ed Arezzo. Qui si era fatto a meno del manicomio superando l’approccio tradizionalmente separato e senza speranza della Psichiatria, le sue modalità operative oggettivanti e violente. Quindi non solo deospedalizzazione ma anche trasformazione dell’Istituzione secondo il Paradigma dell’ultimo: partire dal fondo prendendo in carico i bisogni dei più fragili. Altroché abbandono.

Nel quindicennio successivo la legge venne sottoposta ad attacchi politici e a sabotaggi applicativi: la Toscana difese la 180 e si dotò di una legislazione che mirava a: integrazione sociosanitaria, cura nella comunità, dismissione degli OOPP, ricovero ospedaliero integrato.

Alcune USL operarono in coerenza, altre si limitarono a svolgere la routine ambulatoriale adottando le prassi apprese nelle Cliniche Universitarie (spesso ostili alla 180 e troppo impegnate in ricerche finanziate da Big Pharma, senza esperienza di ricerca e formazione nella riabilitazione psicosociale, settore decisivo per chi voglia curare le persone nelle comunità. L’operatività rimaneva centrata sul controllo farmacologico dei sintomi. Nei reparti era attiva la contenzione fisica.

Per gestire queste contraddizioni, fino al 2015, la Regione faceva due cose: elaborava Piani Sanitari avanzati ma pressava poco nella gestione degli obiettivi. Le dichiarazioni incoraggiavano gli “avanzati” nel loro duro lavoro quotidiano, la mancata gestione rassicurava gli “arretrati”.

Per esempio col Piano 2005/2007 la Toscana aveva affermato, prima in Italia, la necessità di eliminare le contenzioni. Non vennero però prodotti mai gli indicatori utili al monitoraggio e alla valutazione dell’obiettivo. Malgrado i suoi difetti questo approccio aveva anche i suoi pregi. Soprattutto quando gli obiettivi erano scelti bene e con un forte significato. Sta di fatto che nel giro di pochi anni 5 Dipartimenti su 11 avevano azzerato le contenzioni.

L’uso delle contenzioni accomunava servizi che presentavano alcuni tratti in comune. Tutti avevano: dimesso dal manicomio trasferendo i pazienti in altri contenitori istituzionali gestiti da altri; molti ricoverati in residenze a retta; moltissimi internamenti in OPG. Con qualche eccezione non si occupavano di inserimento lavorativo né di Appartamenti supportati. I Centri diurni erano di intrattenimento e per pochi utenti. Altrochè Paradigma dell’ultimo.

Dal 2015 ad oggi però la Toscana è così cambiata che la sua reputazione in Salute Mentale appare molto appannata a livello nazionale. Ha favorito circuiti privati lontani dalla 180, ha collocato le REMS in un vecchio OP, ha derubricato le contenzioni a questione da Gestione del Rischio Clinico. Risultato: dalle Linee Guida per evitare le contenzioni siamo passati alle Linee Guida su come farle. La AUSL Nord Ovest ha dichiarato che le contenzioni a Livorno nel 2020 sono state solo 14: solo? In che senso?

Lutto per la scomparsa di Peppe Ortano

Se ne è andato in silenzio  e con il suo lungo carico di sofferenza,  il dottor Giuseppe Ortano  psichiatra  e Dirigente nazionale dell’Associazione,  impegnato sul campo  da anni e senza sosta per sostenere e fare avanzare i diritti dei pazienti psichiatrici, e lo sviluppo di una Salute mentale di comunità.

Impegnato prima nella lotta per il superamento dei manicomi e  degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari , egli era stato successivamente vivace protagonista nella costruzione di quotidiani percorsi di inclusione sociale e di liberazione, percorsi volti a  rendere  concreto un nuovo protagonismo degli utenti  contrastando qualsivoglia forma di controllo sociale.

Alla moglie Carolina ed ai figli Rossella e Luigi  giungano in questo momento di dolore le più affettuose condoglianze e la calda vicinanza di tutta Psichiatria Democratica.

Fermiamo il massacro di civili in Myanmar

Per sottoscrivere la petizione su Avaaz, clic qui

 

Al Sig. Presidente del Consiglio dei Ministri Prof. Mario Draghi

Al Sig. Ministro degli Esteri On.le Luigi Di Maio

Epc  Al Sig. Presidente della Commissione Esteri Della Camera dei Deputati On.le Piero  Fassino

 

 

Sono trascorsi quasi due mesi dal golpe perpetrato dai militari ai danni della popolazione del Myanmar e del suo governo eletto democraticamente attraverso le elezioni dello scorso 8 novembre. Migliaia le persone imprigionate durante le manifestazioni pacifiche, che si ripetono ogni giorno ed oltre 500 sono stati i morti, tra i quali bambini e giovani, come riferiscono le poche fonti che ancora riescono a trasmettere le notizie, mentre internet è stata bloccato.

Le Associazioni e i cittadini firmatari di questo appello chiedono che si metta fine a questo massacro e cessino le violenze contro inermi cittadini che non si sono fermate nemmeno durante i funerali di una delle vittime civili. Per noi è quanto mai urgente che si ristabiliscano le regole democratiche e si rilanci il processo di pacificazione e di sviluppo per l’ex popolo birmano tanto provato.

Malgrado le prese di posizione di netta condanna nei confronti dei golpisti e della loro cieca violenza espressa da molti Paesi dell’Unione europea, tra i quali l’Italia e la Germania, e dagli Stati Uniti, la situazione nel Paese del sud est asiatico resta assai drammatica ed ogni giorno si contano nuove vittime. Papa Francesco ha rivolto un appello alla comunità internazionale perché si adoperi affinché le aspirazioni del popolo del Myanmar non siano soffocate dalla violenza. Altre autorità morali, religiose e civili hanno fatto proprio questo appello. I sottoscrittori questo appello invitano la società civile, il mondo della cultura, le forze democratiche a fare sentire, malgrado l’emergenza Covid, la propria voce e chiedere un urgente e risolutivo intervento della diplomazia mondiale affinchè in tempi brevi sia ripristinata la democrazia in Myanmar, siano garantite a tutti le libertà civili, termini la sanguinosa repressione che colpisce in particolare giovani, donne e civili inermi.

Lì, 31 marzo 2021

Promosso da:

Psichiatria Democratica

 

Hanno aderito:

Magistratura Democratica
Don Luigi Ciotti , Gruppo Abele e Libera (Torino)
Maurizio Landini, Segretario Generale CGIL
RSU Whirlpool – Napoli
Francesco Guccini
Flavio Lotti, Tavola della Pace (Perugia)
Furio Colombo (Roma)
Carlo Verna, Presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti
Guido Silvestri (Silver)
Giuseppe Giulietti, Presidente FNSI
Luca Zevi (Roma)
Michele Campanella (Napoli)
Medicina Democratica
Sergio Staino (Firenze)
Isaia  Sales ( Pagani -Sa)
Livio Pepino (Torino)
Roberto Monteforte (Roma)
Ricky  Gianco (Milano)
Nino Daniele (Napoli)
Vincenzo Vita (Roma)
Nichi  Vendola
Emilio Lupo (Napoli)
Salvatore Di Fede ( Solopaca –Bn)
Antonello d’Elia (Roma)
Giuseppina Gabriele (Roma)
Luigi Cagnazzo (Napoli)
Titti Marrone (Napoli)
Tony Jop (Roma)
Riccardo Dalisi  (Napoli)
Cittadinanzattiva
Riccardo Cristiano (Roma)
Roberta Amirante (Napoli)
Movimento delle Comunità Cristiane di base, Segreteria Tecnica (Pinerolo – To)
Mariella La Magna-  Gruppo Gridas (Napoli)
Martina Pignataro (Napoli)
Pietro Andriotto (Bologna)
Cesare Bondioli (Arezzo)
Antonio Morlicchio (Sacafati – Sa)
Associazione “Chi Rom e chi no” (Napoli)
Cristina Degan  (Milano)
Luca Signorini (Napoli)
Associazione “Scuola di Pace ODV “(Napoli )
Nara Leonardo (Cavezzo, Modena)
Pasquale Molfetta( Assisi)
Deborah  Acone (Assisi)
GESCO, Gruppo di imprese sociali – Napoli
Antonio Guglielmo (Napoli)
Domenico Casagrande (Venezia)
Legambiente – Circolo La gru (Napoli)
Paolo Rubino (Roma)
Francesco Zoino  ( San Giorgio a Cremano – Na)
Ilario Volpi (Roma)
Salvatore Parisi (Napoli)
Vanni Pecchioli (Roma)
Giuseppe Palomba (Bari)
Kumpania srl – Centro Chikù  – (Napoli)
Bibbiana  Del Salvatore (Bari)
Rocco Canosa (Firenze)
Bernardino Scotta (San Mauro Torinese-To)
Giuseppe Palomba (Bari)
Magistratura Democratica (Sez. Napoli)
Vincenzo Scudiere  (Arona- No)
Chiara Rinaldini
Guido Pullia (Venezia)
Silvana Gasperoni (Venezia)
Domenico Moretti
Bruno Romano (Napoli)
Maurizio Caiazzo (Napoli)
Paola Piombo  (Tirolo –Austria)
AnnaMaria Laville (Napoli)
Maria Teresa Menotto (Venezia)
Associazione Consumatori/Utenti della Campania
Alessandro Ricci (Verona)
Angelo Amato de Serpis (Napoli)
AnnaLaura  Zanatta ( Bologna)
Filippo Cantalice (Bari)
Rosario Stornaiuolo (Napoli)
Ezio Cristina (San Mauro Torinese)
Sergio D’Angelo (Napoli)
Biagio Terracciano (Napoli)
Associazione Semi di laboratorio (Napoli)
Gennaro Savoia (Napoli)
Carmen Pellecchia (Telese Terme – Bn)
Giulio  Corrivetti (Salerno)
Giuseppe Scotto di Luzio  (Bacoli – Napoli)
Angelo Petriello (Napoli)
Dina Galli (Bologna)
Enrichetta Montesano (Napoli)
Mario Tolvo (Napoli)
Associazione VERSO “Veneto Ricerca Sociale” (Venezia)
Fedele Maurano (Napoli)
Emilio Rizzo (Roma)
Pietro Scurti (Napoli)
Teresa Alamprese (Venosa –Pz)
Alberto Gagliardi (Roma)
Ezio Esposito (Napoli)
Matilde  D’Ascanio (Roma)
Sergio Bocchetti (Napoli)
Carlo Picozza (Roma)
Loredana Colace (Roma)
Pierangelo Maurizio (Roma)
Francesca Sabatinelli (Roma)
Sergio Bocchetti (Napoli)
Claudio Morviducci (Napoli)
Massimo Alberizzi (Roma)
Laura Foresta (Roma)
Stefano Dei (Arezzo)
Mariella Maglioni (Arezzo)
Francesco Ridolfi (Arezzo)
Nicola Basso (Napoli)
Mario Fani (Arezzo)
Gian Candido De Martin (Roma)
Raffaele Galluccio  (Castelnovo Né Monti – Reggio Emilia)
Gennaro Cardone  (Vallo della Lucania – Sa)
Lidia Ferrara (Napoli)
Nini’ Marotta ( Ischia – Napoli)
Maria Rosaria Olivieri (Napoli)
Francesco Marotta (Napoli)
Paola Sabatano (Napoli)
Annalisa Cafarelli (Napoli)
Giuseppe Oreto (Napoli)
Alberto Gagliardi (Roma)
Antonella Carillo (Biella)
Marcella Marineo (Casapulla – Ce)
Antonio Simeone ( Napoli)
Assunta Iacono (Ischia – Na)
Antonio Gaudioso ( Salerno)
Marcello Lattanzi (Venezia)
Matteo Speraddio (Napoli)
Maria Rosaria Izzo (Napoli)
Giovanni Natangelo ( San Giorgio a Cremano – Napoli)
Cristina Ametrano (Vallo della Lucania – Sa)
Francesco Blasi (Ischia – Napoli)
Pietro Riccio (Napoli)
Francesco Gallina (Pomigliano d’Arco – Napoli)
Luisa Lapelazzuli (San Giorgio a Cremano – Na)
Gennaro Pannone (Afragola –Na)
AnnaMaria  Petrillo (Afragola – Na)
Vincenzo Campo (Roma)
Chiara Fiorenza
Evelina Ferrari Fassioli (Venezia)
Manuela Natangelo (Concordia Sagittaria – Ve)
Giuliano Natangelo (San Giorgio a Cremano – Na)
Luigi Schiano (Procida – Na)
Silvana Guarracino (Procida – Na)
Carlo Pellegrino (Roma)
Carla Biscegla (Napoli)
Immacolata D’Errico( Bari)
Alterio Maria (Napoli)
Carmine Minopoli( Napoli)
Grazia Muschitelli ( Bitetto- Bari)
Manuela Schiano (Napoli)
Massimo Abbate (Napoli)
Giampiero Schiano (Napoli)
Marica Croce (Trani)
Nicola Cantatore (Corato -Ba)
Antonella Vacca (Latiano- Brindisi)
Silvana Pelusi (Cagnano Varano –Fg)
Concetta Pia Zecchino ( Apricena- Fg)
Paolo Milone ( Apricena – Fg)
Stefano Marchesi (Napoli)
Carmela Boleto ( Bari)
Isabella Cedro (Bari)
Antonella Tummillo (Bari)
Antonella Vacca( Bari)
Pietro Carbone (Napoli)
Anna Idolo (Napoli)
Giorgio Croce (Bastia Umbra – Pg)
Carlo Caregnato (Portici – Na)
Silvana Lavelli (Bastia Umbra  – Pg)
Di Carlo Maria (Bari)
Michele Alberto Cantalice (Bari)
Eleonora Meneleo
Domenico Epicoco
Caterina Di Carlo
Andrea Cantalice
Rosa Bianchi
Associazione 180 amici Puglia
Anna Camposeo (Roma)
Filippo Cantalice (Bari)
Luisa Marino (Bari)
Antonio Bronzino (Gravina di Puglia – Ba)
Iride Gerola (Capurso – Ba)
Gennaro Loffredo (Napoli)
Salvo Cacace (Brescia)
Federico Libero (Pompei – Na)
Livia Perna (Salerno)
Franco Cipriano (Portici – Na)
Lucia Venchiarutti  (Gemona – Ud)
Cecilia Di Santi Genzano di Lucania (Pz)
Santina Generoso (Venosa Pz)
Emilia Salvia (Venosa (Pz)
Mario Serrano (Livorno)
Maria Carparelli (Livorno)
Giacomo Dimase ( Bari)
Giovanna Summo (Corato – Ba)
Raffaele D’Altero (Roma)
Dina Munno  (Sammichele di Bari-Ba)
Antonella Morga (Bari)
Anna Sommella (Napoli)
Alfredo Canciani  (Napoli)
Massimo Ummarino (Napoli)
Giuseppe Nato ( Cosenza)
Nella Fagiani (  Cosenza)
Vincenzo Pastore (Livorno)
Anna De Giorgi (Livorno)
Leoci Vita (Genzano di Lucania Pz)
Serena Suscetta (Venosa Pz)
Beatrice Curatella (Venosa Pz)
Paolo Lupatelli (Città di Castello –  Pg)
Carmen Basso (Napoli)
Lidia Bonaccorso
Domenico Imperatore
Rosa Papa (Napoli)
Giuseppe Auriemma (Somma Vesuviana – Na)
Teresa Guarino (Napoli)
Associazione culturale “Civico 1” (Somma Vesuviana – Na)
Rossana Calvano (Napoli)
Rosaria Argenta (Roma)
Cecilia Pantanella
Edoardo De Ruggeri (Matera)
Rosa Giannone ( Palazzo S. Gervasio – Pz)
Michele Matullo (Napoli)
Giuseppe Bondi (Livorno)
Mariano Morra (Roma)
Maria Tamborra (Caserta)
Loredana Pagano
Giovanni Esposito (Pomigliano d’Arco – Na)
AnnaMaria  Scanu (Napoli)
Paolo Giugliano (Napoli)
Andrea Giugliano
Paolo Fierro (Napoli)
AnnaMaria  Staiano (Napoli)
Antonella Menafro (Napoli)
Tonino Iacovera  (Genzano di Lucana – Pz)
Gaetano Riccio (Napoli)
Giovanna Guarna
Anna Romagnoli (Napoli)
Anna Lenzi (Napoli)
AnnaMaria Visconti (Portici – Na)
Maria Rosaria Magno
Antonino Macri Pellizzeri (Roma)
Antonio Lupo (Napoli)
Alfredo Guardiano (Napoli)
Roselena Lamberti (Salerno)
Arnaldo Capezzuto (Napoli)
Paolo Mancuso (Napoli)
Nicola Terracciano (Caserta)
Ciro Raia (Napoli)
Associazione “Risorgimento Napoletano”
Antonio Cavaliere (Napoli)
Giuliano Balbi (Napoli)
Barbara  Calasalice (Napoli)
Gennaro Marasca (Napoli)
Marcella Tessari (Verona)
Gabriella  Zamboni ( Verona)
Enzo Morandi (Verona)
Alberto Negri (  Verona)
Anna Ricci (Verona)
Paola Bellinzola ( Verona)
Laura Gariggio (Verona)
Pasquale De Sena (Napoli)
Matilde Passa (Roma)
Paolo Serra (Arezzo)
Vanna Palumbo (Roma)
Adriana Scarpati (Napoli)
Anna Garofalo  (Bari)
Alessandra Mollica (Bari)
Maria Vittoria Caramatti (Taranto )
Nicola Resta (Bari)
Pietro Teodoro Brunetti (Mola- Bari)
Gaetano Interlandi (Caltagirone)
Giovani Ferro’ (Roma)
Gianni De Martin (Roma)
AnnaMaria Zaccaria (Napoli)
Anna Pierina Pedersoli
Franco Ferrari (Parma)
Gaelle Courtens (Roma)
Alessandro Mantovani (Roma)
Antonio Martino (Roma)
Giuseppe Acocella (Napoli)
Roselena Glielmo (Assoc. Amato Lamberti – Sa)
Enzo Stendardo (Napoli)
Riccardo Cristiano (Roma)
Lazzaro Pappagallo (Associazione Stampa Romana)
Gregorio Reggiani (Longiano – FC)
Laura Soletti (Lucca)
Marino Bisso
Rete #nobavaglio
Francesco Alterio (Napoli)
Letizio  Lupo (Napoli)
Chiara Stella Scarano (Napoli)
Giovanna Mincione (Napoli)
Luca Maria Negro (Presidente feder. Chiese Evangeliche)
Giorgia Deidda (Bitonto)
Francesco  Improta (Ventimiglia)
Ilaria Palomba (Roma)
Mariano Lamberti (Roma)
Antonietta D’Angelo (Roma)
Antonia Rizzo (Roma)
Ilaria Grasso (Roma)
Michele Sisto (Bari)
Vittoria Fruttaldo (Napoli)
Cesare Albanese
Gregorio Reggiani (Longiano Fc)
Laura Soletti
Alessandro Barban  – Priore Generale dei Monaci Camaldolesi
Gian Maria Gillio – Dir. Resp. Agenzia NeV
Chiara Cecilia Cuccaro  (Roma)
Alberto Bobbio ( Roma)
Mirco Polichetti (Napoli)
Mario Scanu (Napoli)
Renato Polichetti  (Napoli)
Maria Scanu (Napoli)
Ilaria Ciancio
Ferdinando Carillo (Terzigno)
Michele Avino (Terzigno)
Lucia Carillo (Terzigno)
Colomba  Orbaniello (Modena)
Anna Angelotti (Napoli)
Matteo Avagliano (Torino)
Maria De Santis
Antimo Russo (Napoli)
Patrizia Carbone (Napoli)
Vito Lupo (Napoli)
Margherita Caccioppoli (Napoli)
Gabriele Nizzi (Modena)
Giovanna Galazzo
Dorothy Volpe (Venafro)
Teresa Marras
Enzo Percepese
Corrado Angione (Milano)
Antonio Califano
Salvatore Cerasuolo (Napoli)
Stefania Lupo (Napoli)
Ida Cerasuolo (Napoli)
Rosa Caroli (Venezia)
Angela Robert (Torino)
Guido Pelosi (Napoli)
Felice Doria (Treviso)
Francesca Baronio
Gerardo Imparato ( Napoli)
Giovanna Calaselice (Napoli)
Massimiliano Montanari (Napoli)
Amedeo Imparato (Napoli)
Giampaolo Imparato (Napoli)
Simona Imparato (Napoli)
Mario Raimo (San Giorgio a Cremano, Na)
Pasquale Moscato (Arzano, Na)
Angelo Taliercio (Tufino, Na)
Giulio Vitagliano (Arzano, Na)
Ciro Antignano (Arzano, Na)
Cristina Di Natale (Torre del Greco, Na)
Filomena Caiazzo ( Brusciano, Na)
Fiorella Avella (Nola, Na)
Carolina D’Ascoli (Camposano, Na)
Valeria Macario (Napoli)
Giovanna Perrina (Napoli)
Gennaro Lupo (Terzigno, Na)
Caterina Fasella
Lino Rigo
Franco Esposito (Bacoli,Na)
Marina d’Auria (Bacoli, Na)
Aldo Aiello (Bacoli, Na)
Gerardo della Ragione (Sindaco di Bacoli, Na)
Gennaro Penza (Bacoli, Na)
Rosanna Scotto di Luzio (Bacoli, Na)
Antonio Finardini (Bacoli, Na)
Luigi Costagliola (Bacoli, Na)
Enzo Doriano
Mauro Cucco
Rita Scotto di Luzio (Bacoli, Na)
Lidia Bonaccorso (Roma)
Prof. Alessandra Sannella (Cassino, Fr)
Assunta Toto (Napoli)
Carlo Ferreri (Napoli)
Francesca Lupo (Napoli)
Gianfranco Nappi (Napoli)
Ass. Infiniti mondi
Rosanna Giorgi (Volla, Na )
Rosanna Cecchi (Parma)
Roberto Pagano – Rete No Bavaglio
Movimento pugliese per la Salute Mentale “Rompiamo il silenzio”  (Bari)
Carlo Minervini (Bari)
Maddalena Guida (Bari)
Ciro Raimo (San Giorgio a Cremano, Na)
Gennaro Raimo (San Giorgio a Cremano, Na)
Annunziata Castaldo  (San Giorgio a Cremano, Na)
Giacomo Caiazzo (Brusciano, Na)
Giuseppina Ruggiero( Brusciano, Na)
Vincenzo Caiazzo (Brusciano, Na)
Filippo Di Natale (San Giorgio a Cremano, Na)
Antonella Montesano (Napoli)
AnnaMaria Moscatelli (San Giorgio a Cremano, Na)
Francesco Di Natale (Roma)
Alessandro Di Natale (Trento)
Luigi Atianese (Torre del Greco, Na)
Antonietta Cinquegrana (Napoli)
Luca Signorini (Primo violoncellista del S. Carlo – Napoli)
Paolo Eugenio Cresci (Napoli)
Claudia Zito (Monserrato, Ca)
Stefano Cimmino (Napoli)
Giovanna Avena (Napoli)
Oriana Mellone (Pozzuoli, Na)
Giovanna Minichino (Pozzuoli, Na)
Luigi Di Giacomo (Napoli)
Gabriele Pastore (Napoli)
Letizia Cimmino (Napoli)
Laura Cimmino (Napoli)
Ornella Di Giacomo (Napoli)
Vincenzo Salvetti (Napoli)
Federica Di Giacomo (Napoli)
Nicola Castaldo (Napoli)
Giuseppina Ferone (Napoli)
Ilaria Mellone (Pozzuoli, Na)
Liliana Pepe (Iseo, Bs)
Pietro Cagnazzo (Iseo, Bs)
Antonio La Pastina (S Giorgio a Cremano, Napoli)
Dolores Cagnazzo (S. Giorgio a Cremano, Napoli)
Andrea La Pastina (Napoli)
Giuseppe Manuzio (Napoli)
Angela De Rosa
Dolores Razzano ( Ischia)
Lucia Castaldi (Lacco Ameno, Ischia)
Giuseppe Pagano (Ischia)
Maurizio Morena (Ischia)
Gennaro Gloria (Ischia)
Adelaide Battista (Forio D’Ischia, Na)
Michele Trematerra (Napoli)
Lucia Mango (Napoli)
Valentina Trematerra (Napoli)
Antonino Madonna (Capri, Na)
Monica Musetti (Ischia)
Giovanni Campese (Napoli)
Anna Laghezza (Na)
Salvatore Costagliola (Procida, Na)
Valentina Sannino (Napoli)
Pietro Avallone (Na)
Luca Esposito (Na)
Salvatore Ferrigno (Na)
Rosy Schiavo (Somma Vesuviana, Na)
Alessandro Scurti (Na)
Giovanni Pratillo (Marcianise, Ce)
Gianmarco Scurti (Napoli)
Gaetano Amalfitano (Ischia)
Ida Raia (Serrara Fontana, Na)
Adelaide Di Nunzio (Na)
Funaro AnnaMaria (Napoli)
Tag El Din ( Caivano, Na)
Arnaldo Ferrandino (Ischia)
Michele Migliaccio (Forio d’Ischia, Na)
Carmela Castaldi (Casamicciola, Ischia Na)
Angelo De Dato (Ischia)
Giuliana D’Ambrosio (Na)
Marianna Canciani (Napoli)
Rosa Benevolenza (Na)
Gabriele Rollin (Na)
Lucrezia Canciani (Napoli)
Francesco Somma (Napoli)
Daniela Petrone (Napoli)
Franco Stipa (Na)
Paola Ambrogi (Na)
Antonio Cirillo (Na)
Vincenzo Radice (Napoli)
Roberto Febbraro (Na)
Fulvio Chiatto (Na)
Carmela Caputo (Na)
Angela Castaldi (Ischia, Na)
Luisa Bossa (Portici, Na)
Giampaolo Ettore (Pozzuoli, Na)
Ines Pedata (Portici, Na)